Cosa significa realizzare un servizio fotografico di Branding?

Cosa significa realizzare un servizio fotografico di Branding?

Branding | 21 Lug , 2023

Per spiegare al meglio come funziona il servizio fotografico di branding, ho chiesto a Simona di raccontare la sua esperienza. Simona è mia cliente da tanti anni, l’ho fotografata insieme alla sua famiglia diverse volte, e quando mi ha chiesto di realizzare un sevizio per il suo lavoro ne sono stata davvero felice! Ecco le sue parole:

“Conosco Erika ormai da qualche anno. La prima volta che le ho chiesto di fotografarmi ero appena diventata la mamma di una bimba di 40 giorni, tanto desiderata, tanto inaspettata e tanto amata.

Conoscevo Erika e i suoi documentari di famiglia e le ho chiesto di poter immortalare questo momento così unico per noi e così prezioso per il futuro della mia piccola Magia. Avevo infatti il desiderio di lasciare traccia della felicità che mia figlia ci aveva donato e dell’amore a prima vista che avevamo provato nell’incontrarla.

Volevo che ci fosse un’impronta tangibile del suo arrivo e della famiglia che era appena ri-nata.

E un’impronta, anzi due, ci sono state davvero durante quella mattinata trascorsa insieme ad Erika tra le mura domestiche, quella della piccola Magia e quella della piccola Nina, la nostra pelosetta, la primogenita.

Erika è stata una compagna silenziosa delle attività che abbiamo dovuto imparare molto in fretta: cambiarla, darle da mangiare, ascoltare il suono della sua voce, armonizzare i nostri respiri.

Due anni dopo ho chiesto ad Erika di accompagnarci in un altro viaggio. Mia mamma era a Milano per una breve vacanza da noi e volevo fissare qualche momento insieme alla piccola Magia e alle due nonne. Non lo abbiamo detto alle nonne, si sarebbero emozionate troppo e abbiamo optato per delle foto al parco al tramonto.

Come sempre si è creata un’atmosfera unica ed è stata un’esperienza emozionante.

La piccola Magia avrà per sempre il ricordo delle mani delle nonne che si intrecciano tra di loro, dei sorrisi di due donne che accolgono la sua storia e la sostengono attraverso la loro eredità familiare.

In questi anni di conoscenza con Erika ho sentito sempre una forte vicinanza d’intenti, un capirsi anche nei silenzi, idee sparse a cui entrambe, seppur prese dalla routine quotidiana, vorremmo dare forma e colore, un rispetto reciproco dei tempi e dei modi. Un’alchimia che raramente si crea.

Così è arrivata anche l’idea di lasciarmi accompagnare anche nella mia attività professionale (sono una psicologa) chiedendole di pensare ad un possibile viaggio fotografico per raccontare la mia mission: riparare le ferite dei traumi. Così è nato il servizio fotografico di branding che trovi descritto a questa pagina: Servizio fotografico di Branding.

Credo che uno dei passaggi più importanti sia stato l’ascolto davanti ad un tavolo nella nostra Bakery preferita. Erika ama il salato e di solito prende un caffè perché ha già mangiato, io mi concedo un cappuccio di soia e una brioche e litighiamo, se così si può dire, per chi deve pagare il conto.

Davanti a quel tavolo Erika è attenta, la vedi trasformare in immagini quello che tu stai, in maniera più o meno comprensibile, dicendo con le parole.

Prende appunti, osserva, fa domande, lancia ispirazioni.

Alla fine di quell’incontro eravamo entrambe soddisfatte.

Io mi occupo prevalentemente di traumi, di problemi legati alle ferite che ci portiamo dietro dalla nostra esperienza di attaccamento e di come queste ferite siano ancora presenti nelle nostre relazioni quotidiane.

Mi occupo anche di infertilità e adozione e di come si possa trovare un significato per tutto quel dolore.

Così sono nate le foto che potete vedere, tra l’altro alcune in anteprima rispetto alle persone per cui le abbiamo scattate, che rappresentano quel lavoro di taglio e cucito.

Abbiamo cercato di rappresentare il dolore, lo smarrimento, la solitudine, la sensazione di sentirsi rotte, crepate, sbagliate. E poi la speranza, il ricucire, il creare trama sulla quale rivedersi, risvegliare la propria autenticità.

Ho deciso di mettere a nudo il mio corpo, le imperfezioni che trovo sulla sua pelle, il dolore che io stessa ho provato e che a volte torna a farmi visita. Ho mostrato le cicatrici, i sorrisi tirati, la ricostruzione dei cocci, l’autenticità ritrovata.

E tutto questo è stato possibile grazie ad Erika, una spalla su cui puoi riprendere fiato, una figura stabile che ti fa sentire al sicuro, compresa senza troppe parole perché sono le immagini a raccontare e questo basta.

Non posso che dirti grazie.”

Simo

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